Due righe. Solo due
Cara B., io ho le mie idee; tu le tue. Non era mia intenzione offendere. Perdiamoci di vista. D'accordo?
D.
La Steelrat pictures è lieta di presentarvi
Piove a catinelle
Cast
Io, D.
Alessia
AMan entra in sala e si accomoda su una delle poltroncine delle file di mezzo. Sarebbe rimasto a casa molto volentieri stasera ma una forza misteriosa l'ha trascinato fin lì, in quel cinema di periferia piuttosto malmesso. "Stuzzicare il Ratto", pensa tra sé. "Non è stata cosa saggia." Si guarda intorno. Vede poca gente, per lo più annoiata. Si abbassano le luci. Inizia la proiezione degli spot pubblicitari.
TA TA (sempre la stessa solfa: auto, profumi, paccottiglia varia)
Si illumina la sala. AMan ne ha già abbastanza. "Steel", sbotta a voce alta. "Sei proprio uno stronzone." Gli altri spettatori lo fissano. Qualcuno scuote il capo. Si abbassano nuovamente le luci. Comincia lo spettacolo.
Primo tempo
Sono dai miei, nell'appartamento che hanno acquistato da poco. Dovevamo incontrarci alle nove e tu sei in ritardo di quasi un'ora. Non so se preoccuparmi o arrabbiarmi di brutto.
"Lo fai apposta", sibilo tra i denti. "Una volta passi. Così è troppo però." Mi siedo davanti alla tv. Zappeggio. Trovo un film ma non riesco a seguirlo. Ho la testa altrove.
Un tuono. Mi alzo e vo alla finestra. Guardo fuori. Si è appena scatenato un temporale. "Porca manetta", mormoro. Sbircio l'orologio. Sono le dieci e un quarto. Sbuffo e torno seduto. Il film continua a non interessarmi.
Trilla il campanello. Mi precipito al videocitofono. Il monitor è acceso. Ti vedo. Sei arrivata finalmente. Afferro la cornetta dell'apparecchio appeso al muro.
"Sto al terzo piano", sibilo. "Prendi le scale. L'acensore è guasto."
Annuisci con un cenno del capo e scompari dalla mia visuale.
Riappendo la cornetta, apro il portoncino blindato e mi metto in ascolto. L'eco dei tuoi passi rimbomba per tutto il palazzo.
Sei a metà strada. Ho un tremore alle mani. Muoio dalla voglia di toccarti. "Ancora un piano", penso. "E sarai mia. Sono settimane che aspetto questo momento."
Fai la tua comparsa sul pianerottolo. Sei in tenuta da avvocato: tailleurino verde scuro e scarpe nere décolleté tacco otto.
"Ciao, D."
"Ciao."
Focalizzo la mia attenzione su di te. Noto che sei fradicia di pioggia. Fai tenerezza. I pensieri lascivi di prima sono scomparsi.
"Perdonami. Appena uscita dall'autostrada, mi sono persa. Non riuscivo a scovarti. Tutti questi caseggiati sembrano uguali."
Vorrei dirtene quattro. Tu, però, mi lanci un sorriso meraviglioso e io decido di lasciar perdere.
"Vabbe', ormai è andata. Dai, accomodati."
Entri nel soggiorno. Io ti seguo dopo aver chiuso il portoncino.
"Alessia, spogliati."
"Eh?"
"Spogliati. Con quegli stracci bagnati indosso ti buschi un raffreddore."
Mi fissi. I tuoi occhi nocciola scintillano.
"Agli ordini, mammina."
Mi fiondo in bagno. Afferro un asciugamano e il mio accappatoio giallo e torno in soggiorno. Ho un attimo di défaillance quando ti vedo. Sei in mutandine e reggiseno. Roba fine, da signora elegante.
Intervallo
"Sarà vero?", pensa AMan dopo che si sono riaccese le luci. "Mmm... Tu, caro Steel, racconti solo bubbole." Scorge il bruscolinaro. Lo chiama con un fischio. L'omino arriva sparato. "Un pacchetto di pop corn e una coca cola", fa AMan al venditore ambulante. "Spiacente", gli risponde quello. "Oggi il Serraglio passa lupini, uva zibibbo e pistacchi." AMan la piglia a ridere e compra un cartoccio di lupini che si mette a sgranocchiare allegramente.
Secondo tempo
Ti porgo l'accappatoio.
"Tieni."
Te lo infili.
"Ho freddo e i capelli zuppi", mormori a bassa voce.
"Rimedio all'uno e agli altri. Don't worry."
Avvio i termosifoni e ti indico una delle poltrone del soggiorno.
"Siediti."
Vai dove ti ho detto e ti metti comoda. Io mi sistemo alle tue spalle e inizio a frizionarti la testa con l'asciugamano. Avverto nell'aria il tuo profumo. Ha una fragranza che non conosco.
"D., posso farti una domanda?"
"Certo."
"Ti piace la lingerie?"
"Quel tanto."
"E i tacchi a spillo?"
Inghiotto a vuoto.
"Quelli li adoro. Ho un pò il feticcio delle calzature femminili. Te ne ho parlato, mi pare."
"E' vero. Me ne ero scordata."
Allunghi le gambe e punti i calcagni sul pavimento in modo che i tuoi piedini siano in bella mostra.
"Ho smaltato le unghie. Ti piace?"
Tiro un sospiro.
"Sì."
Cala il silenzio. Si sente solo il chiacchiericcio della tv.
"Alessia..."
"Eh?"
"Posso massaggiarteli se vuoi."
Ti volti verso di me sollevando il capo e mi fissi. I tuoi occhi sono straordinari. Non ne ho mai veduti di simili in vita mia.
"Certo, fa pure."
Mi allontano da te, giro intorno a dove sei seduta e, dopo aver posato l'asciugamano a terra, mi inginocchio tra le tue gambe. Comincio a usare le mani sulle tue estremità. Me ne prendo cura con tutta la delicatezza di cui sono capace. Ho un'erezione. Cerco di ignorarla ma non posso. Gli slip mi danno il tormento.
Alzo la testa e ti guardo. Tu intuisci cosa sto passando e mi sorridi. Hai ottenuto quello che ti eri prefissa. E io che mi illudevo di controllare la situazione.
Mi tiro su e fo qualche passo indietro. Mi tolgo scarpe, calzini, camicia, maglietta, pantaloni e mutande e divarico le gambe protendendo il bacino in avanti. Il mio stiletto rigido e scappucciato sfida coraggiosamente la forza di gravità.
Ti sollevi dalla poltrona e inizi a spogliarti con gesti lenti e misurati. L'accappatoio giallo finisce sul pavimento così come la biancheria.
Non riesco a distogliere lo sguardo dal tuo corpo. Ti avvicini. Ho gli occhi puntati sui tuoi seni piccoli e sodi. Ho di nuovo un tremore alle mani. Siamo naso contro naso. Voglio baciarti. Tu me lo impedisci.
"Dopo", sibili secca. "L'attesa accresce il desiderio."
Mi carezzi una gota, il petto e la punta del glande. Ho un fremito. Non posso più trattenermi.
Ti trascino in camera mia. Appena vedi il mio candido giaciglio, scoppi a ridere.
"D., quello è un lettuccio da bambine. Fossi un pò finocchio?"
"Non dirlo neppure per ischerzo. Quel giocattolino è di mia cugina. Me lo hanno regalato i miei zii quando lei si è sposata. Cosa dovevo fare? Buttarlo e dormire sulla nuda terra?"
Tu guardi me e io guardo te.
"Vogliamo provarlo?", ti domando. "Ha un materasso che è una meraviglia su molle."
"Perché no?", mi rispondi.
Ci buttiamo sul lettuccio. Io sopra; tu sotto. Mi dai un bacio. Io ti mordo il naso. Diventi una furia. Mi graffi la schiena colle tue unghie da gatta.
"Mi hai fatto male, birbona!"
"Tu allora? Sei peggio di un cannibale."
Ti fisso dritto negli occhi e sogghigno.
"Non hai tutti i torti, in effetti."
Ti mordo le spalle e il collo. Tu mi graffi ancora la schiena. Ti rimordo il collo. Mi dai una gomitata alle costole. Rimango senza fiato.
"Alessia..."
"Eh?"
"Mi arrendo."
Ti sfioro il viso con una mano e comincio titillarti i capezzoli. Li lecco con estrema perizia. Si rizzano entrambi.
Scendo all'ombelico. Gioco col tuo ventre morbido e profumato. Tu mugoli frasi senza senso. Sono alla vagina. E' aperta. Do una leccata al clitoride e lo afferro tra le labbra.
"Succhiami!", eclami.
Eseguo l'ordine come un bravo soldatino. Il tuo odore più intimo mi eccita. Triplico i miei sforzi. Lanci un gridolino. Sei venuta.
Ti allargo le cosce con tutte e due le mani e scivolo dentro di te. Sei calda e umida. Inizio a pompare. Vo avanti e indietro. Dapprima piano; poi sempre più forte.
Mi attiri a te. Mi baci appassionatamente. Accelero il ritmo. Ho la fronte grondante di sudore.
"D..."
Mi blocco.
"Cosa c'è?"
"Ho i crampi alle gambe. Cambiamo posizione."
"Certo, come vuoi."
Ti metti gattoni sul lettuccio. Mi sistemo dietro di te e ti penetro con molta delicatezza. Ricomincio a pompare. La vista della tua schiena mi manda in visibilio. Non resisto. Ti mordo le spalle. Tu me lo permetti. Capisci che non posso più tenermi.
Ansimi e sbuffi. Hai un nuovo orgasmo. E' come se mi avessi dato un segnale. Esco da te e inizio a toccarmi. Ti inondo dopo pochi secondi. Ero colmo.
Un rombo di tuono. Fuori continua a piovere a catinelle.
Fine
AMan si alza dalla poltroncina e sbadiglia coprendosi la bocca col cartoccio dei lupini. Poi si volta verso la cabina di proiezione e grida: "Stronzone, quando ci propinerai il film sulle tue prodezze finniche? Il ménage à trois tra te, la renna e il caciocavallo. Ricordi?" Gli risponde un ghigno degno della famiglia Addams.
Shoes down at heel
Da quando Nemo è morto, il Signor Capo si rifiuta di metter piede nel Serraglio. Sicché la baracca è gestita dai soliti noti: il Cattivo Tenente, lo Scarpàro e l'Infido. L'ultimo dei tre io proprio non lo sopporto. E' una gran testa di cazzo (e scusate il francese).
Chi parla? Lo Steelrat of course.
Dove andremo a finire di questo passo? A ramengo, temo.
Lo Scarpàro, per chi non l'avesse ancora capito, è il mio "io" feticista.
Si tirano le somme
Colleghe, colleghi e gentile pubblico, il sondaggino è stato chiaro: il mio blog di erotico ha ben poco. Io, comunque, continuo a consigliarne la lettura a un pubblico adulto.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che, esprimendo il loro punto di vista, hanno dato consistenza al mio campione statistico.
Un'ultima cosa: il libertinaggio è affare che richiede intelligenza, buon gusto e savoir faire; l'essere porci no.