Brucia i copertoni, non la tua anima
Infilo la porta girevole dell'Hotel Londra ed entro nella hall. Punto dritto verso la conciergerie dove m'attende il portiere del turno di notte, la brunetta cogl'occhiali a cui do sempre mance, sorrisi, e buffetti sulle gote.
"Hi, sweetie."
"Hi, sir."
Inspiro e gonfio il torace esibendo i pettorali nascosti dalla camicia nera a maniche corte comperata dal cinese di Porta Pila 1.
"Ho appuntamento colla signora della suite trecentotredici. Potrebbe annunziarle che l'aspetto al bar? Unn'ho voglia di pigliare l'ascensore."
La ragazza sorride.
"Certo, sir."
Metto mano al portafogli. Allungo alla bimba una banconota da venti euro bella frusciante.
"Hyvä!"
Lascio la reception per transitare nel bar. Scorgo uno sgabello libero. Mi c'appollaio sopra lanciando alla bionda dietro il banco uno smagliante sorriso a centodue denti.
"Bonsoir, mon trésor."
"Bonsoir à vous, monsieur."
Schiocco la lingua.
"Urge uno champagnino. Ho sete."
La barista mi strizza l'occhio.
"Bollinger millésime quatre-vingt-dix-sept?"
M'illumino d'entusiasmo.
"Oui bien sûr!"
La bionda estrae dal frigo lo champagne e lo stappa facendo il botto. Me ne versa poi tre dita in un'elegante coppa di cristallo.
"Sava, monsieur?"
Bevo un piccolo sorso e fisso la barista nelle palle degl'occhi.
"Sava."
Centellino altro champagne. Uno stormo di bollicine inebrianti mi pizzica il naso e la bocca dello stomaco. Uh, che sballo!
"Il solito sorcio", sibila una voce alla mia sinistra. Giro lo sguardo. Ti vedo. Sei fasciata in un abito pantalone Fiorucci nero pece che ti lascia scoperte spalle e braccia. Tra le mani stringi una pochette Bulgari a doppia fibbia e veleggi su dei sandali Giuseppe Zanotti d'una bruttezza mai vista. Hai i lunghi capelli bruni pettinati all'indietro e un make up dai toni sfumati con molto mascara sulle ciglia. Non porti collane o bracciali ma solo un paio d'orecchini con brillante.
"Hai un look da urlo, sister, nonostante le calighe da legionario."
Ti siedi sullo sgabello accanto al mio. Sbuffi.
"Non cominciare, bro."
Rido.
"Già finito."
Scolo gl'ultimi rimasugli del millésime e poso sul banco la coppa di cristallo.
"Aperello, sister? Un Garibaldi magari o un Bairiki?"
Storci il naso.
"Niente Bairiki, bro. Vada per il Garibaldi."
"As you like."
Mi rivolgo alla bionda sorridendole sempre a centodue denti.
"Un Garibaldi e uno champagnino bis."
"Subito, monsieur."
La barista ci serve quanto ordinato. Levo la coppa al cielo.
"Kippis, sister!"
T'unisci al brindisi.
"Kippis, bro!"
Ingollo il millésime tutto d'un fiato e mi passo sulle labbra il dorso della mano sinistra. Abbandono quindi sul banco la coppa ormai orfana del suo champagne e mi metto a sbirciare dentro la scollatura del tuo abito pantalone. Non distinguo bene. Senz'occhiali i dettagli mi sfuggono. Mannaggia all'età che avanza, mannaggia!
"Che guardi?"
Alzo le spalle. Rido.
"Nulla, sister. Ero immerso nei miei pensieri."
Scuoti la testa.
"Sì certo come no."
Controllo il kienzle che ho al polso.
"È ora di telare, sister. Incombe la cena. Ho un tavolo prenotato per le nove."
Finisci il Garibaldi e porgi il bicchiere alla bionda.
"Dove si va?"
"In Via dei Neri, dal giapponese. M'è venuta voglia di fugu 2."
Mi fissi.
"Rischi la ghirba se mangi quel sushi. Lo sai?"
Scendo dallo sgabello e pago il conto degl'aperelli lasciando alla barista una mancia stratosferica.
"Non temo la morte, sister."
T'afferro una mano e ti tiro giù dallo sgabello per trascinarti via con me verso la porta girevole dell'albergo. Canto a squarciagola, scosso da un impeto travolgente.
"A freddo, garibaldini! Avanti, avanti, avanti, urrà 3!"
Mi segui senza profferire parola, divertita dalla piega che ha preso la situazione.
Usciamo dall'hotel e ci troviamo di fronte una Cinquecento parcheggiata cafonescamente sul marciapiede. Trattasi d'una TwinAir Plus Turbo nuova fiammante. È blu carismatico e monta i cerchi in lega da sedici Matt Black.
"È tua?", mi domandi appena sfiori la portiera del passeggero.
"No", ti rispondo. "Oggi sono in due ruote."
Oltrepasso la suddetta macchina da pischelli e balzo in sella al motorino che si trova dietro la Cinquecento togliendolo dal cavalletto su cui era alzato. È un reliquato del boom economico degl'anni sessanta, verde di telaio, rosso di serbatoio e parafanghi e tutta ruggine quanto a fanale, manubrio, freni, marmitta e ammortizzatori.
"Ti garba, sister?"
Inarchi le sopracciglia viepiù perplessa.
"Dove cavolo sei andato a pescare quest'aggeggio?"
Rido.
"Dal garage di casa nuova."
"Che modello è?"
"Un Gabbiano Gioiello tre marce, quarantotto di cilindrata."
Apro la condotta del serbatoio. La miscela affluisce nel carburatore accompagnata dai soliti vapori puzzolenti. Tiro l'aria. Spingo il pedale dell'avviamento. Niente. Il motore Minarelli si limita a borbottare stancamente. Insisto. Do al pedale dell'avviamento una spinta più decisa. Evviva! Il motore Minarelli s'accende e sale di giri con un frastuono assordante a causa della marmitta priva di silenziatore.
"Let's make a move, sister. Altrimenti si fredda il misoshiru 4 ."
Sgasso. Il Gabbiano romba come uno stuka in picchiata.
"Dove devo mettermi? Mica l'ho capito."
Altra sgassata, altro rombo da stuka in picchiata.
"Sul portapacchi, dietro."
"I piedi, bro, quelli dove li poso?"
Urlo per vincere il fracasso del motore.
"Il destro sulla marmitta, il sinistro sulla carena che copre la catena."
"Mi pare una posizione scomoda."
Aziono la leva della frizione. Ingrano la prima con una grattata colossale.
"Starai meglio di quanto pensi, sister. Fidati."
Infili la pochette Bulgari nella scollatura dell'abito pantalone e ti sistemi sul portapacchi avvinghiando te stessa alla mia gabbia toracica.
"Tieniti forte, sister, si parte!"
Stacco la frizione. Il Gabbiano schizza in avanti con una ripresa sorprendente.
"Tenno eika banzai!", grido mentr'innesto la seconda.
Tu mi pianti nel petto le tue unghie da gatta.
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1 Porta Palazzo.
2 Pesce palla.
3 Strofa tratta dalla "Garibaldina", il grido di guerra dei volontari italiani, di Francesco Dell'Ongaro ed Emilio Pieraccini.
4 Zuppa di soia fermentata.