Lo chiamavano Monsieur le Rat
Vieni gettata ai miei piedi scarmigliata e scalza.
- Questa troia m'ha graffiato la faccia! - ringhia Cédric.
- Apriamole la gola - minaccia invece Donatien.
Poso la mano sul calcio della pistola a focile che ho attaccata alla cintura e fisso i due bravacci.
- Uscite da qui.
- Capo, v'ha dato di volta il cervello? - tuona Cédric. - Uccidiamo subito quella vipera e godiamoci i mille luigi d'oro che ci sono stati promessi come premio!
Sfilo dalla cintura la pistola e armo il cane. I miei occhi bruni dardeggiano.
- Levate i tacchi se ci tenete alla pelle.
Cédric vorrebbe replicare ma Donatien l'afferra per un braccio e lo trascina fuori dalla fetida stamberga che ho eletto a tana.
Ficco di nuovo la pistola nella cintura dopo averne disarmato il cane e ti porgo una mano.
- Permettete che v'aiuti, Angélique.
T'aggrappi a me e ti tiri su. Quindi abbandoni la mia mano e indietreggi d'un passo. La camicia da notte che hai indosso è lacerata sul petto e nasconde a malapena i tuoi seni perfetti.
- Voi chi siete? - domandi.
- Mi chiamano Monsieur le Rat e domino sulla corte dei miracoli di Parigi, dalla Rue de Caire alla Rue Réaumur.
- Perché sono stata rapita dai vostri accoliti?
- Madame de Montespan, l'amante del nostro beneamato Re Sole, è gelosa di voi e teme fortemente che possiate spodestarla dal suo ruolo di concubina favorita. M'ha chiesto perciò di cagionare la vostra morte inscenando un assassinio camuffato da incidente.
Inchiodi il tuo sguardo al mio. Affondo così nell'abisso dei tuoi occhi azzurri.
- Mi par di capire però che voi abbiate altri progetti.
- Non vi sbagliate, Angélique.
T'abbranco a me e accosto la mia bocca alla tua.
- Progetti invero molto piacevoli.
- V'avverto, Monsieur le Rat: nessun uomo è mai riuscito a domarmi.
- Io voglio amarvi, non domarvi.
Calo su di te e tuffo le mie labbra sulle tue. Quindi ti bacio con tutto l'ardore di cui è capace la mia lingua avida e saettante.