Fifteen
Il bar del d'Urville è poco affollato. Tre avventori in tutto. Uomini in giacca e cravatta, con tanto di ventiquattrore.
Mi siedo su uno degli sgabelli del bancone.
"Sweetie?"
La barista mi guarda fisso. Non può essere altrimenti. Sono al top: pelle dorata, capigliatura alla Tarzan, basette da lupacchiotto mannaro, camicia caki a mezza manica con bottoncini al colletto, tasche e spalline, cintura color sabbia, pantaloni bianchi, mocassini testa di moro con tacco e suola di cuoio.
"Sir?"
"I would like a glass of champagne."
"Bollinger?"
Annuisco in silenzio.
La ragazza estrae dal frigo sotto il bancone una bottiglia da settantacinque centilitri. Sbircio l'etichetta. E' un "Grande Année" del novantasette. Millesimato quello davvero suberbo.
"Ok, sir?"
Le strizzo l'occhio.
"Hyva."
La barista stappa lo champagne. Me lo serve in una deliziosa flute di cristallo. Io levo il calice al cielo.
"Kippis, sweetie!"
"Kippis, sir!"
Bevo un sorso. Le bolle di quel nettare imperiale mi solleticano lo stomaco. Esce un ruttino.
"Oops, sweetie. I am so sorry."
La ragazza ride.
"That is alright, sir. Nobody is perfect."
Mi metto a centellinare il Bollinger e penso alla giornata che sta volgendo al termine. Ci siamo alzati presto, alle sei meno un quarto. Mi hai buttato giù dal letto a forza. Io non volevo saperne. Tu, però, hai sfoderato le unghie e l'hai avuta vinta. Dopo colazione, siamo saliti in sella alla BMW e ci siamo recati a Picton, al canoe rental del tuo amico Joe. Abbiamo discusso e ridiscusso. Poi, alla fine, mi hai convinto a noleggiare un kayak a due posti. Siamo scesi in acqua alle nove. Ne siamo usciti alle quattro del pomeriggio, dopo aver esplorato ogni piega del Queen Charlotte Sound. Tu ti sei divertita come una pazza. Io mi sono solo stancato. Non ho più la forma di qualche anno fa. Vita troppo sedentaria la mia. Il mare, poi, mi rende nervoso. Ho la fobia delle acque profonde. Capita a chi ha rischiato l'annegamento da bambino. Eppure mi sono lasciato trascinare in quest'avventura. Volevo che tu esaudissi il tuo desiderio più grande, quello di navigare sul re degli oceani. Fortunatamente, Nettuno ci è stato propizio. Siamo rientrati alla base sani e salvi, entrambi con il naso scottato dal sole. Dopo i saluti di rito al caro Joe, siamo risaliti in moto e siamo tornati a Blenheim, in albergo. Appena in tempo per cambiarci per la cena.
Un movimento attira la mia attenzione. E' uno dei tre yuppies in giacca e cravatta che gesticola indicando un punto alle mie spalle.
Poggio la flute sul bancone e volto la testa. Sei sulla soglia del bar, avvolta strettamente nel tuo abito nero seppia. Hai le gambe nude e i lunghi capelli bruni sciolti sulle spalle e calzi un paio di sandali tacco quindici, intonati al colore dell'abito. L'unico tuo trucco è l'abbronzatura.
Mi lanci un sorriso e ondeggi verso di me leggera come una piuma. Io scendo dallo sgabello e ti vengo incontro. Sento su di me lo sguardo della barista e dei tre bell'imbusti.
"Wahine", ti fo. "You are so attractive tonight."
Mi lanci un altro sorriso.
"You too, Rat."
Siamo vicinissimi ormai. Ci divide la distanza d'un bacio.
"Would you like some champagne?"
Ti sollevi sulla punta dei piedi, mi posi una mano sulla spalla e accosti la bocca al mio orecchio.
"No", sibili. "Voglio un chinotto."
Torni sui talloni e ti allontani da me. Il tuo profumo ha un che d'inebriante.
"In un bicchiere gelato con cannuccia?"
Ti metti a ridere.
"Oh yeah!"