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I racconti qui pubblicati sono inoltre opera di fantasia. Ogni coincidenza con fatti reali e persone fisiche o giuridiche, realmente esistenti, o con enti, società, organizzazioni, gerarchie sia naturali che soprannaturali, è da ritenersi puramente causale.


giovedì 23 agosto 2007


A cena colla Kitty



Il fiaccheraio mi guarda.



"Gino", gli domando. "Si combina sì o no?"



"Un lo so", mi risponde lui.



Sbuffo. Prendo il portafogli dalla tasca interna della giacca e gl'allungo quattro banconote da cinquecento euro.



"Bastano duemila cocuzze?"



Il vecchio fissa il denaro, poi me.



"Si resta in centro?"



Alzo gl'occhi al cielo. Sono sullo scazzato con brio.



"Porca manetta, Gino, ma quante volte glielo devo ripetere? A una cert'ora ci deve portare su al Piazzale Michelangiolo."



Il fiaccheraio si mette a pensare. Io mi guardo intorno. Piazza della Signoria è gremita dalla solita folla di turisti internazionali. Americani e tedeschi per lo più.



"Gino?"



"Oh?"



"S'è deciso?"



"No."



Metto di nuovo mano al portafogli. Il vecchio mi fissa pieno d'interesse. Io gli passo altre due banconote da cinquecento euro.



"Ultima offerta, Gino: tremila cocuzze e una bella mancia a fine serata. Crede di poterci stare?"



Il fiaccheraio intasca il denaro con una manovra degna d'un consumato prestidigitatore.



"Sì."



"E bravo il nostro vetturale!"



Gino monta a cassetta. Io dietro, sul sedile del passeggero.



"O topo stilografico", mi fa il vecchio. "Adesso indo si va?"



"In Via della Vigna Nuova", gli rispondo. "Da i' Calvanelli."



"Da chi?"



"I' Calvanelli, il fioraio delle dive."



Gino si volta verso di me e scuote il capo.



"Se lo dici te..."



"Sì, lo dico io. Sbrighiamoci però. Son già le cinque e mezzo e s'è perso fin troppo tempo."



Il fiaccheraio torna a darmi le spalle e lancia un fischio. Il cavallo, un Oldemburghese sauro, nitrisce e inizia a tirare la carrozzella in direzione dell'imbocco di Via Vacchereccia.



Ho gl'occhi della gente puntati addosso. Assumo un'espressione flemmatica e accavallo le gambe badando a non rovinare la piega dei calzoni del mio sciccosissimo abito color coloniale griffato Armani.



"Gino", fo distrattamente al mio chauffeur. "Una domanda posso porgliela?"



"Certo."



"I' su cavallo come si chiama?"



"Piripicchio."



Inarco un sopracciglio.



"Un sarà mica i' figliolo d'Uragano e Apocalisse?"



"Sì, perché?"



Mi scappa da ridere.



"Nulla, semplice curiosità da ratto."

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