Sturm und Drang
Onde procellose, tuoni, lampi, pioggia fitta e battente: la tempesta che ha ghermito lo Zanzibar, il mio agilissimo brigantino, è ancora al culmine della sua furia.
Rafforzo la presa delle mani sulla ruota del timone, serro gl'occhi, stringo le palpebre e aguzzo la vista. Scorgo oltre la fiancata di tribordo la sagoma massiccia del Leviathan, il veliero del bieco Gottfried von Manteuffel.
- Tutti ai posti di combattimento - ordino all'equipaggio. - Issate il Jolly Roger.
La bandiera nera col teschio e le tibie incrociate viene innalzata sulla sommità dell'albero maestro. Udo Seeckt, l'ufficiale in seconda, m'afferra per un braccio.
- Volete arrembare il Leviathan con questo tempo della malora? - domanda.
- Certo - rispondo.
- Siete pazzo, kapitän.
Mi libero della sua stretta sogghignando truce.
- Può darsi.
Manovro la ruota del timone in modo che lo Zanzibar accosti il vascello avversario.
- Pronti all'arrembaggio! - grido con tutto il fiato che ho in gola.
- Hölle auf Erden 1! - replica la ciurma all'unisono.
S'ode uno schianto terribile. Ci siamo appena agganciati allo scafo del Leviathan con un gran stridio di legni infranti.
Vengono gettati i rampini. Dalla nave di von Manteuffel parte una scarica di fucileria che sovrasta l'urlo della tempesta.
Udo si fa il segno della croce. Io digrigno i denti carico d'adrenalina.
Parte una seconda scarica di fucileria. Lutz Scorreggiafacile, Jochen lo Smilzo e Sepp Gambadilegno s'accasciano a terra colpiti a morte.
Rompo gl'indugi: cedo la ruota del timone a Udo, sguaino sciabola e pugnale e mi scaglio oltre il parapetto dello Zanzibar seguito dai più ardimentosi dei miei.
Parte una terza scarica di fucileria. Volo attraverso un nugolo di palle di moschetto per atterrare senz'un graffio sulla tolda del Leviathan.
Vengo assalito da cinque marinai dell'equipaggio nemico. Mi difendo così gagliardamente che li infilzo tutti come se fossero tanti gallinacci della Westfalia.
Getto lo sguardo sul castello di poppa del Leviathan. Von Manteuffel è abbarbicato lassù e sbraita ordini ai suoi dabbasso intenti a predisporre una quarta scarica di fucileria.
Mi lancio all'attacco, urlo, meno fendenti, schivo proiettili, mando all'aria quella manovra, sbudello con gusto chiunque osi opporsi a me e raggiungo infine il mio antagonista.
- Lurida pantegana - annuncia costui mentr'impugna la spada - ti spaccherò il cuore in quattro.
Piego le labbra in un sorriso beffardo e col dorso d'una mano m'asciugo il viso bagnato dalla pioggia.
- Questo è da vedersi.
Cominciamo a duellare l'un contro l'altro in un susseguirsi di stocate, affondi, parate e finte. Von Manteuffel è un osso duro. Mi ferisce più volte di striscio al petto e a un avambraccio. Io però non mollo. Combatto con ardimento e impeto fino a sfondare la sua guardia e a trapassargli lo stomaco da parte a parte.
Quel figlio di baldracca cade in ginocchio, tossisce, sputa sangue e si lascia scappare dalle mani la sua lama affilata. Io gli balzo addosso per decapitarlo con un colpo netto. Rinfodero poi sciabola e pugnale, raccolgo da terra la testa mozzata, la sollevo davanti a me e la mostro ai miei fidi bucanieri del Brandeburgo che sono ormai padroni del Leviathan.
- Kein fleisch wird verschont bleiben 2! - urlano in coro.
Getto ai pesci il macabro trofeo, salto giù dal castello di poppa e scendo sottocoperta. Trovo l'alloggio del capitano. L'uscio è chiuso a chiave. Non si passa. Decido allora d'andare per le spicce. Traggo la pistola a focile che tengo infilata nella cintura, armo il cane, prendo la mira, sparo alla serratura e la faccio esplodere in un turbinio di schegge e scintille. Do quindi un calcio alla porta e irrompo nella cabina turbinando com'il vento.
Tu giaci rannicchiata in posizione fetale su un letto poco distante dall'uscio. Sei a piedi nudi, hai le mani legate dietro la schiena e indossi un camiciotto pieno di srappi e un paio di braghe attillate. Non mi sembri sorpresa. Sapevi che avrei smosso mari e monti pur di venire a salvarti.
Raggiungo il letto, ficco la pistola nella cintura, sciolgo la corda che t'imprigiona i polsi, incollo il mio corpo al tuo e ti cingo i fianchi stringendo forte. Tuffo poi la mia bocca sulla tua in cerca di baci. Tu però ti divincoli e riesci a sfuggirmi dalle mani. Io torno alla carica, t'abbranco e incollo di nuovo il mio corpo al tuo. Ci guardiamo entrambi dritto negl'occhi. Tu resti seria per qualche istante, quindi scoppi a ridere.
- Cos'hai? - chiedo.
- Cheri le corsaire - mormori - scommetto che non hai la più pallida idea del perché fossi stata rapita dal povero Gottfried.
Scoppio anch'io a ridere.
- Non hai tutti i torti in effetti. Questo è l'ennesimo mio filmino in cui personaggi e trama vengono improvvisati a casaccio.
Sfioro le tue labbra colle mie.
- Comunque, secondo te, è poi così importante conoscere quali siano stati i moventi di quel miserabile filibustiere buonanima?
M'accarezzi una gota.
- Non, pas du tout.
____________
1 L'inferno è in terra.
2 Nessuna carne verrà risparmiata.
Udo si fa il segno della croce. Io digrigno i denti carico d'adrenalina.
Parte una seconda scarica di fucileria. Lutz Scorreggiafacile, Jochen lo Smilzo e Sepp Gambadilegno s'accasciano a terra colpiti a morte.
Rompo gl'indugi: cedo la ruota del timone a Udo, sguaino sciabola e pugnale e mi scaglio oltre il parapetto dello Zanzibar seguito dai più ardimentosi dei miei.
Parte una terza scarica di fucileria. Volo attraverso un nugolo di palle di moschetto per atterrare senz'un graffio sulla tolda del Leviathan.
Vengo assalito da cinque marinai dell'equipaggio nemico. Mi difendo così gagliardamente che li infilzo tutti come se fossero tanti gallinacci della Westfalia.
Getto lo sguardo sul castello di poppa del Leviathan. Von Manteuffel è abbarbicato lassù e sbraita ordini ai suoi dabbasso intenti a predisporre una quarta scarica di fucileria.
Mi lancio all'attacco, urlo, meno fendenti, schivo proiettili, mando all'aria quella manovra, sbudello con gusto chiunque osi opporsi a me e raggiungo infine il mio antagonista.
- Lurida pantegana - annuncia costui mentr'impugna la spada - ti spaccherò il cuore in quattro.
Piego le labbra in un sorriso beffardo e col dorso d'una mano m'asciugo il viso bagnato dalla pioggia.
- Questo è da vedersi.
Cominciamo a duellare l'un contro l'altro in un susseguirsi di stocate, affondi, parate e finte. Von Manteuffel è un osso duro. Mi ferisce più volte di striscio al petto e a un avambraccio. Io però non mollo. Combatto con ardimento e impeto fino a sfondare la sua guardia e a trapassargli lo stomaco da parte a parte.
Quel figlio di baldracca cade in ginocchio, tossisce, sputa sangue e si lascia scappare dalle mani la sua lama affilata. Io gli balzo addosso per decapitarlo con un colpo netto. Rinfodero poi sciabola e pugnale, raccolgo da terra la testa mozzata, la sollevo davanti a me e la mostro ai miei fidi bucanieri del Brandeburgo che sono ormai padroni del Leviathan.
- Kein fleisch wird verschont bleiben 2! - urlano in coro.
Getto ai pesci il macabro trofeo, salto giù dal castello di poppa e scendo sottocoperta. Trovo l'alloggio del capitano. L'uscio è chiuso a chiave. Non si passa. Decido allora d'andare per le spicce. Traggo la pistola a focile che tengo infilata nella cintura, armo il cane, prendo la mira, sparo alla serratura e la faccio esplodere in un turbinio di schegge e scintille. Do quindi un calcio alla porta e irrompo nella cabina turbinando com'il vento.
Tu giaci rannicchiata in posizione fetale su un letto poco distante dall'uscio. Sei a piedi nudi, hai le mani legate dietro la schiena e indossi un camiciotto pieno di srappi e un paio di braghe attillate. Non mi sembri sorpresa. Sapevi che avrei smosso mari e monti pur di venire a salvarti.
Raggiungo il letto, ficco la pistola nella cintura, sciolgo la corda che t'imprigiona i polsi, incollo il mio corpo al tuo e ti cingo i fianchi stringendo forte. Tuffo poi la mia bocca sulla tua in cerca di baci. Tu però ti divincoli e riesci a sfuggirmi dalle mani. Io torno alla carica, t'abbranco e incollo di nuovo il mio corpo al tuo. Ci guardiamo entrambi dritto negl'occhi. Tu resti seria per qualche istante, quindi scoppi a ridere.
- Cos'hai? - chiedo.
- Cheri le corsaire - mormori - scommetto che non hai la più pallida idea del perché fossi stata rapita dal povero Gottfried.
Scoppio anch'io a ridere.
- Non hai tutti i torti in effetti. Questo è l'ennesimo mio filmino in cui personaggi e trama vengono improvvisati a casaccio.
Sfioro le tue labbra colle mie.
- Comunque, secondo te, è poi così importante conoscere quali siano stati i moventi di quel miserabile filibustiere buonanima?
M'accarezzi una gota.
- Non, pas du tout.
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1 L'inferno è in terra.
2 Nessuna carne verrà risparmiata.
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