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I racconti qui pubblicati sono inoltre opera di fantasia. Ogni coincidenza con fatti reali e persone fisiche o giuridiche, realmente esistenti, o con enti, società, organizzazioni, gerarchie sia naturali che soprannaturali, è da ritenersi puramente causale.


venerdì 24 agosto 2007


A cena colla Kitty



(segue)



Serro il nodo della cravatta, un bavaglio blu notte targato Ermenegildo Zegna.



"Non ci siamo, Calvanelli."



Il fioraio delle dive mi fissa storto.



"Come sarebbe a dire?"



"Sarebbe a dire che questo bouquet di margherite fa veramente onco."



"Onco?"



"Sì, onco."



Calvanelli inzia a grattarsi un orecchio. Tipico tic da botanico.



"O perché?"



"Non ha la giusta tonalità di giallo."



Il fioraio delle dive trae un profondo sospiro.



"Giovanotto, dica un pò: secondo lei, quale sarebbe la sfumatura più adatta?"



Gl'indico colla punta d'un dito lo splendido mazzo di girasoli che si trova adagiato in uno dei vasi esposti in vetrina.



"Quella."



Calvanelli inforca gl'occhiali.



"Ma è quasi arancione!"



"Appunto. Proprio il tono di colore che garba alla Skizzo."



Il fioraio delle dive trae un altro profondo sospiro.



"Lei mi chiede la luna, giovanotto. Delle margherite gialle così scure non penso d'avercele."



Prendo il portafogli e gl'elargisco due banconote da cinquanta euro.



"La prego, Calvanelli: non mi lasci nella merda. Queste benedette margherite cerchi di rimediarle in qualche modo. Ne servono solo diciotto, tante quanti sono gl'anni della mia Kitty."



Il fioraio delle dive fa sparire la mancia in una delle tasche del suo grembiule.



"Giovanotto, abbia un attimo di pazienza. Mi dia il tempo di rovistare tra i set di fiori che ho in laboratorio. Forse posso aiutarla."



Calvanelli gira sui tacchi e scompare nel retrobottega portandosi appresso il bouquet scartato. Io resto immobile dinanzi al banco, perso nei miei pensieri.



Delle risa femminili attirano la mia attenzione. Volto la testa. Guardo fuori, oltre la porta a vetri del negozio. Noto due bellezze statunitensi, fumate o bevute, che stanno vagando senza una meta apparente lungo Via della Vigna Nuova. Sono avvolte in dei vestiti estivi molto corti e calzano entrambe delle orribili infradito nere. Una però ha un culo che lo rizzerebbe a un morto.



"Giovanotto!"



Torno a girare lo sguardo verso il banco. Il fioraio delle dive è ricomparso con un altro bouquet di margherite gialle stretto tra le mani. Me lo porge accennando un mezzo sorriso.



"Le va bene la tonalità? E' sull'arancione, vede?"



Scruto il mazzo di fiori.



"Sì, quella è appunto la sfumatura di giallo che volevo." Metto mano al portafogli. "Quanto le devo, Calvanelli?"



Il fioraio delle dive si toglie gl'occhiali e ne pulisce le lenti con un fazzoletto immacolato.



"Nulla, offre la casa."



Gli sorrido a trentatrè denti.



"Grazie allora!"



Esco dal negozio e, a passo di carica, volo in Piazza Goldoni dov'è posteggiato Gino.



"O Pantego", sbraita il vecchio appena salgo sulla carrozzella. "C'hai messo un secolo per raccattar du margherite. E son fiori di campo, mica orchidee."



M'accomodo sul sedile del passeggero con estrema cautela. Voglio sempre salvaguardare la riga dei pantaloni.



"O stia bono, Gino. E unn'è aria. Avii Piripicchio piuttosto. Siamo in ritardo sulla tabella di marcia."



Il fiaccheraio si volta nella mia direzione e, coll'indice destro, inizia a pulirsi il naso.



"E ora indo si dovrebbe andare?"



Lo fisso dritto negli occhi.



"In Piazza della Repubblica, all'Hotel Savoy."



"Da que quattro bischeri?"



Mi trattengo a stento dal ridere.



"Sì, proprio da loro."

3 commenti:

  1. ciao hi visto che sono entrata di nuovo??? Non capisco come mai il mio commento sul tuo blog lo posso inviare su altri no.
    BUONA SERATA E BUONA DOMENICA

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  2. Mi garba anche da sano eh eh aspetto la continuazione Ratto..

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