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Questo blog contiene testi e immagini la cui fruizione è adatta esclusivamente a un pubblico adulto e consapevole.


I racconti qui pubblicati sono inoltre opera di fantasia. Ogni coincidenza con fatti reali e persone fisiche o giuridiche, realmente esistenti, o con enti, società, organizzazioni, gerarchie sia naturali che soprannaturali, è da ritenersi puramente causale.


domenica 29 marzo 2009


Dove non c'incontreremo mai



Ho preso il Freccia Rossa delle sedici e quarantanove e sono corso a Torino. Tre ore e mezzo di masochismo ferroviario, vissuto col panorama oltre i finestrini del treno quasi sempre azzerato dal buio. Il sole l'ho visto infatti morire in Emilia da qualche parte dopo Bologna.



Stazione di Porta Susa, binario due: la meta del mio viaggio. Scendo dal supermissile delle FS 1 e controllo lo swatch. Sono le venti e trentaquattro. Arrivo fuori orario, nonostante l'alta velocità. Certe cose non cambiano mai. Eh, sì.



Mi guardo intorno. La banchina è affollata da una turma di passeggeri frettolosi, i fortunati che non hanno come terminal l'inferno metropolitano rappresentato dalla stazione di Porta Nuova. Sbuffo, mi carico sulle spalle il mio borsone Seven azzurro e sprofondo nel sottopasso per riemergere nel salone della biglietteria e uscire in Piazza Diciotto Dicembre 2. Il rumore del traffico m'investe assordante.



"O Turin, mia Turin", canticchio ad alta voce.



Scanso un paio di macchine rombanti e infilo sparato Via Cernaia. Indi, voltando a sinistra, Via Pietro Micca per giungere infine in Piazza Castello. Una marcia a passo di campagna, in parte a cielo aperto, in parte sotto i portici, della durata d'una quindicina di minuti.



Getto a terra il borsone e mi piazzo a gambe larghe di fronte a Palazzo Madama. I passanti mi fissano. Qualcuno ride. Ho su il mio giubbino Blustarr da ricottaro 3 in gita di piacere. La patacca che tengo cucita dietro la schiena recita a lettere maiuscole il grido di battaglia dello Steelrat: "NO WAR! NO DRUGS! SEX EVERYWHERE!"



Giro lo sguardo da sinistra verso destra, lentamente. Dapprima scorgo la Torre Littoria 4, poi te che avanzi nella piazza dal fondo di Via Garibaldi. Sogghigno. Tutto sta avvenendo proprio come m'ero immaginato in chat.



Ti squadro. Hai un look piuttosto aggressivo: capelli tagliati alla maschietta, trucco pesante, jeans attillati, stivali rossi, giubba di pelle dello stesso colore e top nero. Porti a tracolla una borsa d'una griffe che non riesco a identificare. È tutta borchie, zip e gingilli pendenti. Arriccio il naso sul contrariato andante.



"Ciao, Ratto", sibili quando m'arrivi davanti.



Ti do un bacino sulle gote.



"Hola, hermosa!"



Inarchi un sopracciglio.



"Parli spagnolo? E da quando?"



"Saranno due settimane. Tutta colpa della Manola." Accenno un passo di merengue. "È la mia maestra di ballo con tanto di diploma appeso alla parete." Accenno un altro passo di merengue e ti guardo dritto negl'occhi. "C'avevo preso: hai davvero il muso affilato da lupacchiotta ."



Scuoti la testa e ridi.



"Sei un piciu 5."



"Meglio di cupio 6, no?"



Raccolgo il borsone Seven dal selciato di Piazza Castello.



"Dov'è che si va a cena? Da Patuasso?"



Ridi nuovamente.



"Quante volte devo ripetertelo, Ratto? Si dice Pautasso, non Patuasso."



Scrollo le spalle.



"Da lo mismo. Lo importante es que hayan tomini y agnolotti. Me estoy moriendo de hambre 7." T'afferro una mano e ti trascino via verso il Quadrilatero 8. "Vamos!"



Stringo la tua mano nella mia. La sento ruvida e secca. Sei una musa piuttosto consumata. Già.



_____________



1 "Supermissile", "supposta su binari" sono gl'epiteti che utilizzo di solito per indicare il materiale rotabile ETR. Li coniai una vita fa, nel 1988, ai tempi dei primi Pendolini.



2 Tale piazza, per i subalpini doc, è meglio conosciuta come Porta Susa.



3 Espressione romanesca, tipica del gergo coatto, che significa "sfruttatore di prostitute".



4 La Torre Littoria, coi suoi ottantasette metri d'altezza, è l'edificio più imponente di Torino. Pare la si debba ascrivere alla famiglia dei grattacieli. Io non ho opinioni al riguardo. So solo che non mi garba.



5 Per la traduzione in italiano della succitata parola, vi consiglio di chiedere agl'amici del TorinoForum.



6 Vale anche qui lo stesso consiglio di prima.



7 È sempre spagnolo. Tradotto con una certa libertà, suona pressapoco così: "Gl'è uguale. L'importante è che mi s'approvvigioni di tomini e agnolotti. Un ci vedo dalla fame."



8 Notizie del Quadrilatero potete trovarle in http://www.quadrilateroromano.it/.

giovedì 5 marzo 2009


A kiss, just a kiss



Sono chino in avanti, i gomiti poggiati sul parapetto di Ponte Vittorio. Guardo il Po che scorre limaccioso sotto di me.



"Ratto..."



Alzo gl'occhi. Scruto il fiume, lontano, verso Moncalieri.



"Che hai?"



Non ho voglia di parlare. Sono ancora in compagnia dei miei pensieri lucidi.



"Stai bene?"



La tua voce è soffocata dal frastuono prodotto dalle auto e dagli scooter che transitano a poca distanza da noi.



"Ratto..."



Mi raddrizzo di scatto. T'incollo a me e premo la mia bocca sulla tua.  Ti do un bacio famelico, osceno, vizioso, di quelli che mozzano il fiato.


Fanculo agli schemi



Sono dentro di te, con tutta la dolcezza e l'ardore di cui sono capace. Voglio che tu raggiunga di nuovo l'orgasmo.



Mi spalmo su di te, in cerca della tua morbidezza. I nostri visi si sfiorano. Hai le palpebre abbassate e le labbra dischiuse. Sei bella.



Non riesco a tenermi. Ti bacio. Il naso, la bocca, le guance.



Mi scosto da te, puntando le braccia sul letto. Spingo più forte, con impeto e foga. Sono incontenibile.



"Ratto!", gridi a gran voce.



Sento il tuo corpo rilassarsi contro il mio. Apri gl'occhi. Mi guardi. Io latito, perso chissà dove.



Con te è così, sempre così.



"Ratto..."



"Oh?"



"Dobbiamo smettere. Mi fa male la pancia."



Esco da te. Mi sdraio al tuo fianco. Sono teso. Ho i testicoli doloranti e la mente ancora annebbiata. Non so se dire qualcosa o restare in silenzio.



Ti prendo una mano. La stringo nella mia.



"Fanculo agli schemi", sibilo.



Volti la testa. Mi fissi. Io ricambio lo sguardo e ti regalo un sorriso.

domenica 1 marzo 2009


Mad



E uno



La punteggiatura, segni che imbrigliano i pensieri, un caos sfuggente fatto d'apostrofi, parentesi, due punti, tratti d'unione, puntini di sospensione, punti esclamativi, punti fermi, punti interrogativi, virgolette, punti e virgola, barre ed asterischi. Che ne posso capire io? Un accidenti di niente.



Fisso il monitor che ho dinnanzi e stringo gl'occhi. Le parole che scrivo m'irridono allegramente. Cazzo. Questo racconto non vuole proprio saperne di decollare.



Sbuffeggio e m'alzo dal tavolo del PC, incupito e smanioso. Devo stravolgere la trama che ho in testa da giorni. Sì, non v'è altra scelta. Schiocco le dita e precipito nel Nulla: un volo esilarante e vorticoso preceduto da un punto doppio.



E due



"Ho una proposta indecente. Interessa?"



"Dipende."



"Sono molto generoso. Certamente non te ne pentirai."



"Sentiamo."



"Ti voglio nuda, sui tacchi."



"C'hai la fissa, aho!"



"È un problema per te?"



"No."



"Magnifico. Se organizzassimo per domani? Che ne pensi?"



"No, domani non posso."



"Dopodomani allora?"



"Sì, credo che per giovedì si possa combinare."



"Prenoto al solito hotel, ok?"



"Sì."



"Mi raccomando: décolleté o sandaletti, niente stivali."



"Va bene."



"Ricordi quell'aggeggio tondo che era esposto nella vetrina della Boutique Cartier di Via Condotti?"



"L'anello con brillante?"



"Sì, quello. Se esaudirai questo mio piccolo desiderio sarà tuo. L'ho già in saccoccia."



"Matto, tu sei tutto matto."



"Io non credo proprio. Tu però sei libera di pensare quello che vuoi." Guardo l'orologio. Sta per scoccare la mezzanotte. "È tardi, amore. Sono stanco. Aribeccamose domani in messenger, dai."



"D'accordo."



"Ciao."



"Ciao."



"Ah, un'ultima cosa: non farmene una colpa se stanotte ti sognerò abbrancata a me in un fantasmagorico e sudatissimo amplesso. Sei bona com'er pane. È inevitabile che in me scattino simili fantasie."



"Te possino..."



Mi rituffo nel Nulla, inseguito da una virgola e da un'orda di puntini di sospensione.



E tre



"Nick e dominio li ho inventati io. Tu sei una mia creatura."



"Non è vero."



"È vero invece e tu lo sai."



M'avvicino con un bagliore ferino nello sguardo. Tu indietreggi sulla difensiva.



"Se t'azzardi a ficcarmi in una delle tue porcherie io..."



"Tu cosa?"



"Lasciami andare, scostumato!"



Mollo la presa.



"Come comanda Vossia." Schiocco le dita. Compare il prode Vanny. È in tenuta di volo: cuffia da pilota, occhialoni, giaccone di pelliccia, pantaloni da cavallerizzo e stivali. "La signora qui presente desidera scomparire da queste pagine malfamate. Vedi d'accontentarla."



"Trip sugl'abissi del Nulla con destinazione l'oblio?"



"Esatto, vecchia spugna. Procedi."



Il prode Vanny ti carica sulle spalle senza tanti complimenti e s'invola verso il cesto della sua mongolfiera piena di veleni e paranoie.



"Donne di cartone", sibilo. "Puah!"



M'azzero stando appeso ad un gerundio e ad un punto esclamativo.



E quattro



Sono uno dei tanti bambini che frequenta quest'asilo senza nome. Ho il morale a mille. Oggi non solo ho imparato a padroneggiare l'uso del punto e virgola, ma ho anche strappato una ciocca di capelli alle mie amiche più care: Ducky e Cecchina. Mi vogliono entrambe un mondo di bene. E non si sognerebbero mai di spettegolare alle mie spalle, nemmeno sotto tortura. Le amo, oh come le amo!



Uh, uh, uh, arrivi tu, la maestra. Nascondo le ciocche nella tasca destra dei pantaloni e ti corro incontro urlando. M'avvinghio alle tue ginocchia con tutta la forza di cui sono capace.



"Ti voglio bene, Kitty, nonostante il tuo caratterino pepato."



"Ratto..."



"Non fo il ruffiano, è la verità: tu sei la mia musa più bella, quella che bramerò sempre."



Cerco di scalarti. Sono troppo piccolo. Non ci riesco. "Ilaria", pigolo piano. Tu mi prendi in collo. Io t'abbranco spalmandomi sul tuo petto.



"Kitty..."



"Che c'è? Dimmi."



"Quanto scrivo nei miei racconti ha un sapore minimalista anni '80?"



"Boh?"



"Lo stile in cui m'esprimo, secondo te, potrebbe piacere a Jay McInerney?"



"E che ne so?"



"Il ritmo delle mie buffe storielle è fluido o incespica nella punteggiatura? A te pare che io sia in grado di gestire le virgole e le congiunzioni o mi comporto come Joyce e ci do giù duro coi punti maggiori fregandomene degl'altri segnetti? Quando racconto, il lettore l'accompagno o lo lascio lì dove si trova?"



Mi guardi. Nei tuoi occhi bruni comincia a balenare una fiamma dardeggiante.



"Queste domande hanno una fonte?"



"Sì, Mad."



"Mad... Chi è?"



"Uno scrittore di professione e il mio fornitore ufficiale di template."



Aggrotti la fronte.



"Il tale di cui sopra esiste veramente o è uno dei tuoi soliti personaggi in cerca d'autore?"



"Esiste, Ilaria. Ha lo stesso physique du rôle di quegl'ombrosi pistoleri che negli spaghetti western recitano la parte dei cattivi." Rido. "Ed ha un paio di baffi che conquista."



"T'ha letto su Splinder?"



"No, altrove. Gli piace come scrivo e afferma che ho del talento. Sostiene però che io di punteggiatura e affini non ne chiappo granché."



"Gli posso parlare?"



"Perché?"



"Vorrei dirgliene quattro, proprio sui baffi."



T'abbranco ancora di più stringendo fortissimo.



"Quanto sei bella, Kitty!"



Cado nel Nulla. Tu mi segui dappresso, racchiusa tra una virgola e un punto affettuoso.



E cinqueeeeeee



Sono a Porto Venere sotto la Chiesa di San Pietro, abbarbicato mano nella mano con te sugl'impervi gradoni della scalinata che scende alla Grotta Arpaia 1. Il sole sta quasi per tramontare e il Mar Ligure è un magma di spume ribollenti. Tira un vento freddo e deciso che s'insinua nei nostri cappotti come se questi fossero fatti di carta velina.



"Abbracciami", sussurri a fil di voce.



Slaccio le mie mani dalle tue, ti passo un braccio sulle spalle e ti traggo a me, forte e delicato insieme.



"Ratto..."



"Shhhh, Ilaria. Lascia che sia il silenzio a parlare."



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1 Secondo la leggenda fu da tale antro che Lord Byron iniziò la sua traversata a nuoto del Golfo dei Poeti fino a Lerici.