Dove non c'incontreremo mai
Ho preso il Freccia Rossa delle sedici e quarantanove e sono corso a Torino. Tre ore e mezzo di masochismo ferroviario, vissuto col panorama oltre i finestrini del treno quasi sempre azzerato dal buio. Il sole l'ho visto infatti morire in Emilia da qualche parte dopo Bologna.
Stazione di Porta Susa, binario due: la meta del mio viaggio. Scendo dal supermissile delle FS 1 e controllo lo swatch. Sono le venti e trentaquattro. Arrivo fuori orario, nonostante l'alta velocità. Certe cose non cambiano mai. Eh, sì.
Mi guardo intorno. La banchina è affollata da una turma di passeggeri frettolosi, i fortunati che non hanno come terminal l'inferno metropolitano rappresentato dalla stazione di Porta Nuova. Sbuffo, mi carico sulle spalle il mio borsone Seven azzurro e sprofondo nel sottopasso per riemergere nel salone della biglietteria e uscire in Piazza Diciotto Dicembre 2. Il rumore del traffico m'investe assordante.
"O Turin, mia Turin", canticchio ad alta voce.
Scanso un paio di macchine rombanti e infilo sparato Via Cernaia. Indi, voltando a sinistra, Via Pietro Micca per giungere infine in Piazza Castello. Una marcia a passo di campagna, in parte a cielo aperto, in parte sotto i portici, della durata d'una quindicina di minuti.
Getto a terra il borsone e mi piazzo a gambe larghe di fronte a Palazzo Madama. I passanti mi fissano. Qualcuno ride. Ho su il mio giubbino Blustarr da ricottaro 3 in gita di piacere. La patacca che tengo cucita dietro la schiena recita a lettere maiuscole il grido di battaglia dello Steelrat: "NO WAR! NO DRUGS! SEX EVERYWHERE!"
Giro lo sguardo da sinistra verso destra, lentamente. Dapprima scorgo la Torre Littoria 4, poi te che avanzi nella piazza dal fondo di Via Garibaldi. Sogghigno. Tutto sta avvenendo proprio come m'ero immaginato in chat.
Ti squadro. Hai un look piuttosto aggressivo: capelli tagliati alla maschietta, trucco pesante, jeans attillati, stivali rossi, giubba di pelle dello stesso colore e top nero. Porti a tracolla una borsa d'una griffe che non riesco a identificare. È tutta borchie, zip e gingilli pendenti. Arriccio il naso sul contrariato andante.
"Ciao, Ratto", sibili quando m'arrivi davanti.
Ti do un bacino sulle gote.
"Hola, hermosa!"
Inarchi un sopracciglio.
"Parli spagnolo? E da quando?"
"Saranno due settimane. Tutta colpa della Manola." Accenno un passo di merengue. "È la mia maestra di ballo con tanto di diploma appeso alla parete." Accenno un altro passo di merengue e ti guardo dritto negl'occhi. "C'avevo preso: hai davvero il muso affilato da lupacchiotta ."
Scuoti la testa e ridi.
"Sei un piciu 5."
"Meglio di cupio 6, no?"
Raccolgo il borsone Seven dal selciato di Piazza Castello.
"Dov'è che si va a cena? Da Patuasso?"
Ridi nuovamente.
"Quante volte devo ripetertelo, Ratto? Si dice Pautasso, non Patuasso."
Scrollo le spalle.
"Da lo mismo. Lo importante es que hayan tomini y agnolotti. Me estoy moriendo de hambre 7." T'afferro una mano e ti trascino via verso il Quadrilatero 8. "Vamos!"
Stringo la tua mano nella mia. La sento ruvida e secca. Sei una musa piuttosto consumata. Già.
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1 "Supermissile", "supposta su binari" sono gl'epiteti che utilizzo di solito per indicare il materiale rotabile ETR. Li coniai una vita fa, nel 1988, ai tempi dei primi Pendolini.
2 Tale piazza, per i subalpini doc, è meglio conosciuta come Porta Susa.
3 Espressione romanesca, tipica del gergo coatto, che significa "sfruttatore di prostitute".
4 La Torre Littoria, coi suoi ottantasette metri d'altezza, è l'edificio più imponente di Torino. Pare la si debba ascrivere alla famiglia dei grattacieli. Io non ho opinioni al riguardo. So solo che non mi garba.
5 Per la traduzione in italiano della succitata parola, vi consiglio di chiedere agl'amici del TorinoForum.
6 Vale anche qui lo stesso consiglio di prima.
7 È sempre spagnolo. Tradotto con una certa libertà, suona pressapoco così: "Gl'è uguale. L'importante è che mi s'approvvigioni di tomini e agnolotti. Un ci vedo dalla fame."
8 Notizie del Quadrilatero potete trovarle in http://www.quadrilateroromano.it/.
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