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I racconti qui pubblicati sono inoltre opera di fantasia. Ogni coincidenza con fatti reali e persone fisiche o giuridiche, realmente esistenti, o con enti, società, organizzazioni, gerarchie sia naturali che soprannaturali, è da ritenersi puramente causale.


giovedì 24 novembre 2005


I sandali tacco diciassette



Sono davanti al portone di casa tua. Ci eravamo dati appuntamento per le otto ma io, come sempre, sono in anticipo di una buona mezzora.



"Icche fo?", penso. "Suono il campanello o aspetto?"



Mi decido e do una bella premuta al bottone dorato sopra il tuo cognome.



"Chi è?", mi chiedi dal citofono.



"Son io."



"Io chi?"



"Uno, nessuno, centomila."



"Sei il solito bischero."



"Già."



Cala un silenzio assordante. Fisso il campanello in cerca di chissà che.



"Ratto?"



"Eh?"



"Piglia le scale. L'ascensore è rotto."



Uno scatto. Il portone si è aperto.



"Hyvä!"



Fo le scale a due a due e, quand'arrivo sul pianerottolo del terzo piano, sono senza fiato. Mi guardo intorno. Noto una porta coi battenti socchiusi. E' quella del tuo appartamento. Entro a passo di tamburo e chiudo. Il corridoio è deserto così come il soggiorno e il cucinotto.



"Ohi", mormoro. "Sento odor di manette."



Sto per girare sui tacchi quando vedo un foglio di quaderno. E' appeso alla porta della camera da letto con un pezzo di scotch rosso.



"FIFONE", c'è scritto a lettere cubitali.



Inghiotto a vuoto.



"Angelina", penso. "Non farmi questo, ti prego."



"Ratto?", ti sento dire da dietro la porta.



"Oh?"



"Son qui tutta per te."



Tiro un sospiro e apro la porta. Tu sei piantata in mezzo alla stanza di fronte al letto. Hai i lunghi capelli corvini sciolti sulle spalle e indossi una sottoveste bluette molto fine. L'aroma del tuo del tuo profumo è tremendamente sexy.



Mi fissi. I tuoi occhi neri mi strizzano l'anima. Ho un groppo in gola.



"Non ho messo i sandali tacco diciassette", mi fai con un filo di voce. "Ti secca?"



Ti fisso a mia volta. Sei una creatura adorabile con o senza certi orpelli.



"No."



"Sicuro?"



"Sicurissimo."

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