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I racconti qui pubblicati sono inoltre opera di fantasia. Ogni coincidenza con fatti reali e persone fisiche o giuridiche, realmente esistenti, o con enti, società, organizzazioni, gerarchie sia naturali che soprannaturali, è da ritenersi puramente causale.


lunedì 15 dicembre 2008


Acido



"Ti sei fatta?"



La domanda aleggia tra noi solida come un macigno.



"Rispondi."



Dapprima fissi la punta dei tuoi piedi nudi, barcollante sulle gambe. Poi alzi gl'occhi e mi guardi, stralunata e stordita.



"Che hai preso?"



T'avvedi che sono nudo. I miei vestiti sono un mucchio informe arenato davanti all'armadio.



"Non so cos'ho preso e non mi frega saperlo. Sto bene così."



M'insalivo una mano. Comincio a toccarmi.



"Che cazzo hai in mente?"



Taccio e sorrido, buio in viso.



"Ratto?"



M'avvicino, sempre silente. Ho il pene in piena erezione ormai.



"Io..."



Ti mollo uno schiaffo. Perdi l'equilibrio a causa del colpo. Rovini a terra battendo la nuca sul pavimento. Un tonfo sordo, molto coreografico.



"Ecco che cazzo avevo in mente."



T'afferro per le braccia e ti sollevo da terra.



"Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo!"



Mi tempesti il petto di pugni. Un ceffone ben calibrato sulla bocca pone termine a quel moto di ribellione uterina.



Senti sulla punta della lingua il sapore del sangue. Hai un labbro spaccato.



Torni alla carica. Altro schiaffo, altro dolore lancinante.



"Fanculo!"



T'afferro nuovamente per le braccia e ti butto bocconi sul letto. Scosto il filo delle tue mutandine nere. Ti prendo da dietro, con spinte rudi e brutali.



"Mi fai male."



Sei stretta e poco scivolosa. Mi conficco ancora di più, con un secco movimento delle reni.



"Ahi!"



M'incollo a te e accosto la mia bocca al tuo orecchio. Sei contornata dal solito profumo di vaniglia.



"L'unico che può scoparti il cervello sono io, non quel luridume chimico che ti spari a mezzo pasticca."



Esco da te. T'abbandono sul letto per recarmi in cucina.



Ti siedi sul bordo del materasso. Sei confusa, dolorante, adirata.



Ricompaio. Ho in mano un bicchiere riempito fino all'orlo d'un liquido arancione.



"Bevi."



Accetti il bicchiere. Sorseggi la bevanda un po' dubbiosa.



"Bleah! Che merda m'hai dato?"



Ti carezzo la bocca ferita. Rido.



"Piscia di sorcio 1, che altro se no?"



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1 S'allude qui all'aperello del Ratto http://steelrat.splinder.com/post/7782637.

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