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I racconti qui pubblicati sono inoltre opera di fantasia. Ogni coincidenza con fatti reali e persone fisiche o giuridiche, realmente esistenti, o con enti, società, organizzazioni, gerarchie sia naturali che soprannaturali, è da ritenersi puramente causale.


domenica 21 dicembre 2008


A cena colla Kitty



(segue)



"Può ripetermi il suo nome?"



"None, Mister None. N come Napoli, O come Otranto, N come ri-Napoli, E come Empoli."



Il mâitre scorre la booking list del ristorante. Indi mi scruta.



"Per che ora avrebbe prenotato?"



"Le ventuno spaccate."



"A me non risulta. Sono dolente ma non posso farla accomodare. Abbiamo il pieno stasera."



Comprendo l'antifona.



"Senta, sono appena reduce da una lucrosa caccia al tesoro nel Frosinate e non ho avuto modo di procedere a un cambio d'abito."



Porgo al manfrinaro una banconota da duecento euro fresca di zecca.



"Cerchiamo di non farne una questione d'etichetta. Intesi?"



Il biglietto targato BCE svanisce in una delle tasche del mâitre.



"Intesi, dottore."



Il manfrinaro lancia un'occhiata alle mie spalle.



"Alfonso?"



Compare un cameriere. Ha lo sguardo spiritato ed è tutto vestito di nero nella livrea da beccamorti del Palazzetto.



"Accompagna i signori al tavolo diciassette."



Lo spiritato c'accenna a seguirlo.



"Da questa parte, prego."



Mi tocco gli zibidei tanto per andare sul sicuro e, mano nella mano con Ilaria, esco dal locale per finire sul terrazzo panoramico ad esso adiacente. Alfonso ci mette seduti in un angolo piuttosto tranquillo. Qualcuno degl'altri avventori mi guarda sogghignante. Io me n'infischio allegramente.



"Ti piace, Kitty?"



Alludo a ciò che c'attornia: la scalinata di Trinità dei Monti, Piazza di Spagna e le sue carovane di turisti, i tetti di Roma, lo scorcio di Via Condotti.



"Uhm... sì."



Arriccio il naso in un moto di contrarietà.



"Uhm, Ilaria?"



Inchiodi i tuoi occhi ai miei.



"Sì, Ratto, uhm. Dovevi portarmi nel più bel ristorante di Firenze, su al Piazzale Michelangiolo. E invece che succede? Dapprima mi capitomboli all'Hotel Hassler a leggere un libro che so a memoria. Poi mi trascini qui come se nulla fosse. Tu scrivi cose senza senso."



Rido.



"Perché, secondo te, le cose hanno un senso?"



Sbuffi.



"Non cominciare. Sono stufa dei tuoi giochi dialettici."



Un rumore. È lo spiritato che struscia i piedi sul pavimento del terrazzo in attesa della comanda.



"I signori vogliono ordinare?"



Ti fisso.



"Aperello, Ki'?"



Abbozzi un sorriso.



"Sì, mi va."



Sposto lo sguardo su Alfonso.



"A pizzangri' 3, appropinquace du vodke co 'no spruzzo de Lemonsoda e poco ice."



Lo spiritato prende un appunto sul suo block notes elettronico.



"Bicchiere da whisky o shottino?"



Allungo le gambe sotto il tavolo e mi stiracchio.



"La prima ch'hai detto. Noi semo gente de sostanza che nun ama 'e mezze misure e i quartini riempiti a taccagno."



Alfonso prende un secondo appunto flemmatico e imperturbabile.



"I signori desiderano altro?"



Torno composto sulla sedia.



"Sor Vincenzo 4 che consiglia pe 'a cena d'oggi dì?"



Lo spiritato mi snocciola un pistolotto ripetuto chissà quante volte.



"Insalata di carciofi con taleggio e pere allo zafferano oppure baccalà con puntarelle e mortadella in cinta senese."



Ti lancio un'occhiata. Tu annuisci col capo.



"Nun ce semo, pizzangri'. È meijo che ce fai prepara' du cofanate de rigatoni a a' carbonara e du Becks fredde."



Gl'indico il set di bicchieri presente sul tavolo.



"Dopo l'aperello se beve a niagara. Vedi de liberacce dar superfluo."



Alfonso prende un terzo appunto e toglie dal tavolo gl'inutili accessori che porta via con sé. Tu frughi nel borsellino.



"Ilaria?"



Mi guardi.



"Che c'è?"



"Non vorrai fumare, spero."



Tiri un sospiro.



"Siamo a tutt'aria, Ratto."



"Lo so, però m'appesti lo stesso."



"Scassapalle."



Ricompare lo spiritato. Deposita sul tavolo gl'aperelli e scompare di nuovo.



"Non riesco a capire cosa ti passa per la testa."



Parli a mezza voce. Sussurri quasi.



"Hai interrotto il qui presente filmino l'anno scorso, così d'emblée. Ora lo riesumi e gli dai un finale. Perché?"



Afferro la vodka. Ne centellino un sorso puntando gl'occhi su di te.



"Ti volevo dire questo."



Sorseggio un altro po' di vodka per temporeggiare.



"Cosa?"



"Che non smetterò di volerti bene anche se non ci parliamo più."



Mi fissi.



"Non ci parliamo più, è vero, ma dubito che quanto dici riguardi me. Dov'è che sei?"



Centellino l'ennesimo sorso di vodka e sorrido.



"Giù nel nord, sulla torre più alta d'un antico maniero perduto da qualche parte tra Carmagnola e Strambino."



Scuoti il capo.



"Continui a scrivere cose prive di significato."



"Nun posso parla', Ki'. So' sotto censura."



"Il motivo?"



Piego la bocca in una smorfia.



"'A privacy."



"Che privacy?"



Mi mordo un labbro per non dire altro.



"Ratto?"



Abbasso lo sguardo sul bicchiere che tengo in mano.



"Questo racconto interminabile doveva essere il tuo regalo per me. Non puoi chiuderne la trama nascondendoti dietro una cortina di silenzio."



Bevo ancora un sorso di vodka.



"Ehi..."



Scosto il bicchiere dalla bocca e ti guardo dritto negl'occhi, inossidabile.



"Volevo raccontarti una storia e parlare d'amori veri e arcobaleni."



Mi rizzo dalla sedia impalato sull'attenti colla vodka in mano.



"A ben riflettere però quant'avevo scritto erano solo parole sprecate."



"Le parole non sono mai sprecate."



"In questo caso sì. Certi personaggi non meritano che l'oblio."



Levo al cielo il bicchiere.



"Brindo alla Coppia del Secolo che è e sarà sempre una bellissima idea."



T'alzi anche tu pronta a libare nei lieti calici.



"E brindo a te, Ilaria, la mia gattina sussiegosa e ribelle."



Inarchi un sopracciglio.



"Sussiegosa, Ratto?"



Mi scappa un sorriso.



"L'italiano letterario è lingua di gesso, Kitty. Prendilo com'è, aggettivi paludati compresi."



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3 Sta per pizzangrillo. La traduzione in http://www.turbozaura.it/romanesco.asp.



4 L'Head Chef del Palazzetto.

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