La Madonna Dei Fatti
Sono in soggiorno. Centellino un bicchiere di vodka e guardo fuori dalla finestra, lontano. Sono perso chissà dove, oltre la punta più alta di Monte Morello.
"Ora puoi venire a vedere, Ratto. Sono pronta."
Sei chiusa in camera mia. La tua voce giunge da lì, smorzata.
"Hyvä."
Abbandono il bicchiere sul tavolo del cucinotto. Infilo il corridoio. Apro la porta della mia stanza ed entro con piglio deciso.
Sei alta sui tacchi. Osservi la tua immagine riflessa nello specchio dell'anta di mezzo dell'armadio, le mani posate sui fianchi, gl'occhi neri di mascara e le labbra lucide di rossetto. Hai la testa cinta da una piccola corona d'argento e indossi un vestito aderente color seppia sopra le décolleté di camoscio nero che t'ho regalato. Quelle che s'allacciano ai calcagni, con un lungo nastro di raso rosso che arriva a imprigionare caviglie e polpacci.
Distogli il tuo sguardo dallo specchio e l'inchiodi al mio, gelida e distante.
"Ti piaccio?"
Una smorfia m'arriccia il naso.
"Kitty, ti mancherà sempre un orpello per essere una mistress perfetta."
T'accigli com'era inevitabile.
"Cosa?"
Sorrido.
"Un pipistrello addomesticato sulla spalla."
Ti sfili la corona. Me la scagli contro.
"Scemo."
Schivo il corpo contundente. Ti fisso dritto negl'occhi, col sorriso ancora sulle labbra.
"Bischero, non scemo."
Fo un passo avanti, t'afferro per la vita e stringo il tuo corpo al mio, colmo di desiderio.
"Questa battuta l'ho già sentita, Ratto."
M'avvinghio a te viepiù.
"Tu dici?"
Nessun commento:
Posta un commento