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I racconti qui pubblicati sono inoltre opera di fantasia. Ogni coincidenza con fatti reali e persone fisiche o giuridiche, realmente esistenti, o con enti, società, organizzazioni, gerarchie sia naturali che soprannaturali, è da ritenersi puramente causale.


domenica 21 dicembre 2008


A cena colla Kitty



(segue)



"'Indo svorto, Da'?"



La voce di Ciccio, Kamma per gl'amici più cari, mi riscuote dalla modalità provvisoria.



"Eh..."



Il suddetto si sistema sul naso gl'occhialetti da sole.



"T'ho fatto 'na domanda: 'indo svorto?"



Guardo fuori dal finestrino dell'Orsetto OM. Siamo in fondo a Via del Traforo, all'imbocco con Largo del Tritone.



"A destra. Pija pe Via Sistina e scendime all'Hotel Hassler."



Ciccio molla il freno, schiaccia la frizione, innesta la prima con gran tritio d'ingranaggi e preme sull'acceleratore.



"Agl'ordini, Da'."



Il camioncino imbocca Via Crispi singhiozzando. Poi acquista velocità in una nuvola di fumo nerastro. La gente sui marciapiedi ci fissa. L'Orsetto OM, col suo cassone pieno di carabattole, è un mezzo che difficilmente passa inosservato.



M'abbandono sul seggiolino sospirante e stanco. Mi sono svegliato all'alba stamani per battere insieme a Kamma le campagne intorno Cassino in cerca d'oggetti d'antiquariato. Vari i reperti che abbiamo raccolto: una radio militare d'epoca ignota 1, uno scrittoio tutto bucherellato, un casco da carrista, una lampada a carburo da ferroviere, un comò a cinque cassetti con piano in marmo, delle sedie Luigi Filippo, un grammofono taroccato, statue e statuette dalle fogge e dai materiali più diversi, un paio di lampadari con catena, cartoline, medaglie e altre minuterie, uno sbrecciatissimo tavolinetto di marmo stile impero 2 e una rugginosa borraccia della Whermacht.



"Ratto?"



"Oh..."



Il camioncino s'è fermato a motore acceso sul lato sinistro di Piazza Trinità dei Monti.



"Semo arivati."



Tendo la mano a Ciccio. Gliela stringo in una morsa di ferro.



"Thank you very much, France'. S'aribeccamo domani a Latina dar tatuatore. C'ho co lui qu'affaruccio in sospeso. T'aricordi?"



Kamma ride.



"Certo che sì, Da'."



Aggrotta per un attimo la fronte.



"Sei proprio convinto de porta' a termine l'operazione sorcio? So' cento piotte buttate, da retta."



Apro lo sportello e balzo dal seggiolino.



"Mannaggia la zozza, Ci', che se n'importa!"



Richiudo lo sportello.



"Mo' però nun me fa più perde tempo. È tardi e io so' atteso dall'acidella mia. Te saluto, France'."



Il suddetto aziona il clacson e rimette in marcia l'Orsetto OM nella solita nube di fumo.



"Te saluto pur io, Da', e te la sono."



Il camioncino scompare rombando per il Viale della Trinità dei Monti. Io giro sui tacchi e m'incammino verso l'albergo. Il portiere dell'Hotel Hassler, uno spilungone biondo in tight senza tuba, mi blocca il passo squadrandomi dall'alto in basso.



"Tu dove credi d'andare?"



Do un'occhiata alla mia mise da rigattiere pontino. Paio un barbone in effetti. Jeans lisi, Superga scalcagnate d'un vago color caki e maglietta sdrucita giallo canarino avente sul petto questa scritta cubitale in lettere verdi: LUA SPUPAZZA PUPI.



"Dappertutto e da nessuna parte, capitan fracassa."



Estraggo il portafogli dalla tasca dei pantaloni. Allungo al biondo un biglietto da cinquanta euro.



"Ed entrerò nella tua bicocca ultralusso a prescindere."



Infilo la porta dell'albergo, invado la hall e saluto le bambine della conciergerie per raggiungere la sala lounge del pianterreno. Mi guardo in giro. Ti scorgo. Sei rannicchiata su un divanetto, scalza. Hai le unghie dei piedi smaltate di nero e indossi un camicia di seta dello stesso colore su dei jeans attillatissimi griffati Cavalli. Hai le palpebre marcate dall'eye-liner e le labbra dipinte di rossetto e leggi assorta Revolver d'Isabella Santacroce.



"Hello, Kitty."



Alzi gl'occhi e mi fissi gelida come sempre.



"Sei in ritardo."



Fo spallucce.



"Ho trovato traffico sul raccordo anulare. Capita."



Posi il libro che ti teneva compagnia e scendi dal divanetto fluida ed elegante. Ti chini sul pavimento della sala lounge e raccogli da terra un borsellino nero a tracolla e un paio di lucide décolleté tacco d'acciaio su cui t'arrampichi alta e irresistibile.



"Andiamo a cena?"



Sorrido.



"Certo."



Socchiudi le palpebre.



"Dove?"



Indico un punto dietro di me oltre la hall.



"Proprio qui di fronte al Palazzetto."



_____________



1 Il tale che ce l'ha venduta affermava trattarsi d'un cimelio della Grande Guerra. Sì, come no.



2 Quell'affare pesava minimo un quintale. A trasportarlo mi si sono allungate le braccia. Li mortacci sua.

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